Bhakti è una parola molto usata in India e indica la Pura Devozione.
In tutte le correnti mistiche ci sono i puri devoti e non c’è religione che non li custodisca preziosamente. Essi rappresentano il Puro Cuore, il tesoro più prezioso di ogni spiritualità.
La Devozione è qualcosa che si percepisce, ma che difficilmente si può descrivere. Infatti essa va oltre la Ragione, a volte la ignora completamente e la deride. Non a caso certi mistici vengono definiti anche “i pazzi di Dio”.
Il nostro ego è molto sofisticato e può “ragionare” e convincere molto astutamente la Ragione in molte situazioni. Paramhansa Yogananda nella”Autobiografia di uno Yogi” mette sé stesso molto spesso alla prova per timore di essere manipolato dall’ego e allora prega Dio intensamente di dargli la verifica di certe visioni ed intuizioni ricevute. Ma il “Cuore”, se è puro non sbaglia mai. La Ragione può ancora essere impigliata nella confusione della dualità, ma il puro devoto brilla della sua essenza, nell’incontro con il Puro Essere SAT, o Padre Celeste. Nessuno può comandare al Puro Cuore, nessuno lo può far ragionare, perché egli è, e nessuno può controllare il Puro Essere.
Da questa breve introduzione comprendiamo quanto importante sia la Bhakti e quanto importante sia coltivarla, farla crescere senza che venga contaminata dalla emotività, superbia ed illusione. La Pura Devozione è il Cuore dell’Amore Divino e quindi raggiungerla è lo scopo fondamentale della nostra esistenza. Fonderci nel fuoco ardente della Passione Divina, perdere i limiti della nostra piccola coscienza, queste sono tutte simbolo- gie usate dai grandi mistici, che hanno percorso questo sentiero fino in fondo, pagando spesso con la propria vita le proprie certezze interiori.
All’inizio del mio percorso spirituale ho praticato diverse tradizioni buddiste, convinto che con le tecniche potessi raggiungere il Nirvana. Dopo alcuni anni però sentivo che mi mancava qualcosa, come mangiare scondito e senza sale.
Cosa mi mancava? Avevo letto, studiato, praticato, eppure qualcosa mi sfuggiva.
In quel periodo avevo anche un cane. In verità lui aveva me, perché la sua presenza mi fece vedere ciò che non vedevo. Mi seguiva sempre come un’ombra. Era felice se poteva sdraiarsi vicino a me. Guaiva sempre per una carezza in più. Era sempre pronto, completamente disponibile. Accettava tutto. Fedele. Che incredibile esempio di dedizione. Di devozione. Con la sua presenza capii allora cosa mancava alle mie pratiche: esprimere amore verso Dio.
Certo nel Buddhismo non si parla di Dio, perché le parole non sono sufficienti a descriverlo. E’ vero, ma anche se non possiamo parlare di questo amore, lo sentiamo: è quel Fuoco che brucia anche la Ragione. Quanti trattati e manuali di filosofia ho trangugiato e ingurgitato, ma la sete, la fame non si spegnevano mai. Tutte quelle certezze venivano assorbite come in un buco nero. Improvvisamente volevo assomigliare al mio cane, trovare il Guru, il Maestro illuminato. Volevo copiare il mio cane, imparare la sua devozione nei miei confronti. Così scoppiò la Bhakti nel mio cuore. Non che non ci fosse, ma l’avevo completamente ignorata. Volevo trasformare la devozione del mio cane in Pura Devozione per Dio. Come fare?
Seguendo l’esempio del mio Guru Paramhansa Yogananda cominciai a manifestare quei comportamenti tipici di chi si sente sempre in presenza di Dio. SO HAM: io sono quello.
Fui fortunato, perché la Grazia Divina mi manifestò la sua presenza. Dio per me non era più il nulla, ma era diventato il tutto. Dio era sempre presente alla radice delle mie percezioni, in quella dimensione che va oltre il vedere, l’ascoltare. E’ quel sentire che dona una gioia inspiegabile: la gioia delle lacrime. Allora volevo imparare tutto dei mistici, imparare ad esprimere la Pura Devozione come loro. Certo a quel punto la mia vita cambiò completamente, sentivo che in questa nuova dimensione ero come rinato. Prima mi chiedevo come Nicodemo: come si fa a rinascere nuovamente nel grembo materno? Devi rinascere tramite l’acqua e lo Spirito, rispondeva Gesù, cioè attraverso la purificazione e la devozione.
In tutto il Vangelo di Giovanni, Gesù continua ad affermare: la risposta alle domande umane è in un’altra dimensione. Solo scoprendo il misticismo, in qualunque tradizione religiosa, si riesce a varcare la soglia della vera Vita. Qui tutto è morto, solo apparentemente è vivo, tutto è un mondo di ombre colorate. Ma al di là c’è la vera Vita, che può essere catturata già in questo mondo: nascendo due volte, dal grembo della Madre Cosmica, lo Spirito Santo.
Per un piccolo mistico, desideroso di crescere, l’esperienza dell’India fu trasformante. Perché lì la devozione è parte della vita quotidiana di milioni di persone. Tutta la cultura e la tradizione indiana è intrisa di pura devozione, dal brahmino all’ultimo paria. I gesti, le parole di devozione per Dio sono perfettamente naturali. Non ho mai visto un paese, un popolo così acceso e pieno di amore per Dio. Nelle strade, nel traffico, nei mercati, ovunque, mille piccoli gesti rivelano questa fedeltà ai grandi principi spirituali: un piccolo incenso che brucia sul banco del mercato, una piccola immagine sacra che ti osserva anche dall’angolo più puzzolente della strada, un piccolo fiore fresco sul cruscotto del rikshaw, un piccolo rosario nascosto nella mano del mendicante.
Qui in questa terra l’amore per Dio si nasconde ovunque, non solo nei grandi templi scintillanti con le migliaia di devoti che quotidianamente fanno la fila per avere il sacro Darshan, la visione del Divino, la sua protezione, la sua benedizione. L’amore per Dio brilla ancor di più nei tuguri, nello sguardo di chi vive sulla strada, di chi non sa se mangerà alla sera o di chi tornerà nella capanna a mani vuote. La devozione non è solo amore per Dio, ma anche fiducia, speranza, pazienza, umiltà, abbandono e contentezza. Qui, camminando per strada puoi scorgere tutto questo negli sguardi di centinaia di persone che incontri. Ora non avevo più solo l’esempio del mio cane, del suo sguardo pacifico e gioioso, ma l’immagine umana di ciò a cui volevo assomigliare: un Bhakti, semplice e sincero.
Come capire qual’ è la Pura Devozione? Quando ti salgono spontaneamente le lacrime agli occhi senza una ragione. Quello che tocca il cuore produce un effetto visibile: il pianto incontrollato. Allora capisci la verità delle parole di Ramakrishna: Dio si manifesterà a qualunque devoto, se questo è capace di piangere per Dio anche solo per un giorno. Non è solo l’emozione di un momento, è un fuoco invece che si accende e che brucia senza più estinguersi. Sono quelle fiamme che non controlli più, come una reazione atomica nell’accendersi di una stella.
Jyota se Jyota, “con la tua luce nel mio cuore, questa fiammella accendila oh Signore” recita la Guru Gita. Anche i versi di Rumi, inspiegabili alla ragione, oppure il canto antico che s’insinua nel cuore e i mantra incomprensibili schiudono le porte della dolcezza, della nostalgia di una dimensione ancora impalpabile e sconosciuta. Sì, è lì che voglio vivere, nella fusione perfetta ed infinita del Puro Essere.
Bhakti, una semplice parola, che nasconde un mondo infinito. Chi accende? Che cosa si accende? E’ tutto un meraviglioso mistero.